I datalogger nascono così

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Articolo pubblicato su ‘Perforare’, Settembre 2018.

Tutti i prodotti DAT instruments sono pensati, progettati e realizzati completamente nella sede di Cairate, in provincia di Varese. Un approccio quasi artigianale che non solo assicura prodotti di alta qualità, ma anche personalizzabili, modificabili e riparabili anche dopo molti anni dalla messa in funzione.

Il datalogger visto da vicino

Un sistema di acquisizione dati pensato e realizzato da DAT instruments è composto da diverse parti che comunicano tra loro per misurare, visualizzare e registrare vari segnali provenienti da opportuni sensori, detti anche trasduttori. Questi dispositivi elettronici convertono un valore meccanico o fisico di ingresso in un segnale di uscita elettrico, che può essere analogico o digitale. I diversi tipi di sensori misurano profondità, lunghezza, pressione, portata, quantità, carico, peso, corrente, tensione, velocità, accelerazione, inclinazione, rotazione, coordinate GPS, temperatura, eccetera. In estrema sintesi un datalogger misura e registra innumerevoli dati, inoltre può essere dotato di uscite per controllare altri dispositivi quali valvole, motori, luci, eccetera. Le uscite sono attivate su particolari algoritmi in funzione dei segnali misurati in ingresso.

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Un condensato di tecnologia

Com’è facile comprendere, ogni datalogger DAT instruments è un autentico condensato di tecnologia con molteplici componenti. Prevede apposite protezioni in grado di salvaguardarlo nel caso in cui i valori di tensione o corrente superino i valori massimi. Inoltre gli strumenti sono protetti da sistemi ESD, contro le scariche elettrostatiche, ed EMI, contro le interferenze elettromagnetiche. I cosiddetti Signal conditioner sono invece dispositivi deputati alla conversione del segnale di uscita elettrico del sensore analogico (corrente, tensione) in un altro tipo di segnale (tipicamente tensione o frequenza) che soddisfa i requisiti di ingresso del successivo stadio di elaborazione. Mentre il convertitore analogico-digitale converte il segnale analogico del sensore in un segnale digitale per la CPU, il cuore del datalogger, cioè l’unità centrale di elaborazione. In genere la CPU è un singolo microchip che si occupa dell’interpretazione dei segnali di ingresso, della conversione del formato dei dati in numeri o in grafici leggibili, della comunicazione con tutte le periferiche, dell’invio di dati alla memoria e alla visualizzazione, della definizione dei segnali di uscita e della comunicazione con il computer.

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Notevole importanza assume anche l’unità di alimentazione PSU che, per garantirne la sicurezza e il funzionamento affidabile, necessita di particolare attenzione in fase di progettazione e di selezione dei componenti appropriati, quali filtri transitori, soppressori di sovratensione, induttori, condensatori e trasformatori. Fondamentale anche la memoria non volatile: i dati, infatti, vengono mantenuti anche senza alimentazione. Completano la componentistica l’orologio, il display, la tastiera e la porta di comunicazione (cablata o wireless) per scaricare i dati su un computer. Ricordiamo infine come i datalogger DAT instruments, a seconda del set sensori adottato, possano essere utilizzati per diverse applicazioni: jet grouting, iniezioni di cemento, TAM grouting, pali valvolati, trivellazioni, DAC test, CFA, deep mixing, soil mixing, DSM, vibroflottazione, diaframmi, idrofrese, prove Lugeon e Lefranc.

Lo stile DAT instruments

“Ogni nostro datalogger”, specifica Amedeo Valoroso, fondatore e titolare di DAT instruments, “nasce dalle esigenze del cliente, che dipendono da quali parametri deve registrare, quali grafici vuole vedere a video, come intende scaricarli e rielaborarli. Essendo tutto prodotto da noi, possiamo effettuare modifiche al prodotto standard adattandoci alle specifiche richieste, cambiando o aggiornando le schede elettroniche e i software. Tengo a sottolineare come l’intera progettazione sia al 100% italiana e al 100% DAT instruments. Anche i componenti sono quasi tutti italiani, solo pochi particolari vengono da altri paesi europei, ma comunque sono tutti testati da noi in laboratorio. Proprio perché completamente Made in DAT instruments, tutto può anche essere aggiornato e riparato: addirittura a distanza di decenni tutti i componenti sono ancora disponibili”.

L’estrema attenzione progettuale è riscontrabile anche nei materiali utilizzati, di prima qualità, resistenti e duraturi. Prodotti quali il JET 4000 AME e il WideLog sono in acciaio inox, non si ossidano e non arrugginiscono nonostante l’utilizzo in cantiere e nelle condizioni più difficili. Il sensore per i diaframmi JET WXYZ è invece in acciaio inox e delrin, una resina acetalica estremamente resistente e duratura. Inoltre tutti i sensori e tutti i materiali sono sempre selezionati in base alla loro qualità e resistenza.

Fondamentale è infine la fase di test durante la quale vengono provati tutti gli ingressi e tutte le uscite. Attraverso l’uso di simulatori si testano le funzionalità che saranno utilizzate in cantiere. I tecnici DAT instruments vanno a registrare i parametri su tutti i canali, riempiendo la memoria del datalogger, infine scaricano i dati su PC per verificare che siano esatti e che il download avvenga in modo corretto.

L’appuntamento con il Geofluid

I visitatori della manifestazione piacentina potranno toccare con mano la qualità dei datalogger DAT instruments dal 03 al 06 ottobre 2018, presso il Padiglione 1, Stand 167.

 

 

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